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Quella finestra ha una seconda vita

20/01/2014

L’utilizzo di materie derivate dal mercato del riciclo arriva con successo anche nel settore dei serramenti. Ecco come funziona la legislazione
 
Scritto da Sergio Ferraris – Tekneco

Le chiamano materie prime seconde. Si tratta di tutti quei materiali che possono essere riciclati all’infinito come acciaio e alluminio, oppure un determinato numero di volte, come la carta e che possono essere miscelate alle materie prime nelle prime fasi di un processo produttivo, consentendo risparmi economici, energetici e ambientali.
Il riciclo dell’alluminio, per esempio, consente di risparmiare ben il 95% dell’energia richiesta rispetto all’estrazione dalla bauxite. Per ricavare un chilogrammo di allumino dalla bauxite servono 14 kWh mentre per ottenere la stessa quantità dal riciclo servono solo 0,7 kWh d’energia. Nel 2011 in Italia sono state riciclate 40.800 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 60,7% dell’immesso sul mercato, pari a 67.200 tonnellate, con evidenti risparmi sia di materiale, sia energetici.
Anche per questi motivi il mondo dell’edilizia guarda con attenzione al riciclo in tutti i suoi aspetti. E anche i protocolli più avanzati di certificazione edilizia, come il Leed, premiano gli immobili nei quali il materiale da costruzione contiene significative quantità di materiale recuperato o riciclato.
Oltre a ciò il Ministero dell’ambiente, attraverso il Dm 25/07/2011, ha dato alle pubbliche amministrazioni la possibilità di inserire nei propri appalti i criteri ambientali attraverso il Gpp e la normativa Uni En Iso 14021 ha definito le indicazioni su come comunicare le percentuali di materiali riciclati contenuti nei prodotti.
Per quanto riguarda le convalide delle dichiarazioni di sostenibilità ambientali dei prodotti, in Italia si ci può rivolgere all’Icmq (Organismo di certificazione nelle costruzioni) che essendo un ente terzo offre un’autorevolezza a queste dichiarazioni di sicuro utili alla credibilità, presso l’opinione pubblica, delle aziende. E il settore dei serramenti, visto che molti prodotti sono realizzati con materiali riciclabili come appunto l’allumino, guarda con attenzione alla questione.
Per fare maggiore chiarezza su questo nuovo panorama del settore l’Uncsaal (Unione nazionale costruttori serramenti alluminio acciaio e leghe)e l’Icmq, hanno recentemente realizzato le “Linee guida per la convalida del contenuto di riciclato nei serramenti, facciate continue e accessori in alluminio”, in base alla norma Uni En Iso 14021. Il documento realizzato da Uncsaal fornisce indicazioni per il calcolo della percentuale d’alluminio riciclato e sulla legislazione in materia, per consentire agli operatori di avere tutte le specifiche al fine d’ottenere da parte di Icmq la convalida dei valori dichiarati.
«L’utilizzo di materiali riciclati nei prodotti per le costruzioni è divenuto più frequente non soltanto per prevenire lo sfruttamento di risorse esauribili e per ridurre il quantitativo di materiale da smaltire in discarica, ma perché risulta premiante negli schemi di certificazione per la sostenibilità degli edifici come Leed e Itaca – afferma Ugo Pannuti, responsabile certificazione di prodotto volontario Icmq -. La convalida da parte di un ente terzo indipendente come Icmq fornisce maggiore autorevolezza e credibilità alle dichiarazioni in materia di sostenibilità ambientale approntate dai produttori».
L’utilizzo di materiali riciclati per serramenti, facciate continue e prodotti in alluminio e la relativa certificazione è anche un vantaggio per gli appalti della Pubblica amministrazione, visto che la legislazione ha introdotto la possibilità per gli enti pubblici d’acquistare serramenti sostenibili dal punto di vista ambientale con il decreto sugli Acquisti verdi che regola ilGreen Public Procurement (Gpp, Acquisti pubblici verdi).
In questa maniera un’impresa che presenta un prodotto realizzato con materiale riciclato e quindi sostenibile ha maggiori possibilità di vincere questo tipo di appalti. «UX 84 entra a far parte della biblioteca tecnica Uncsaal – dice Paolo Rigone, Direttore Tecnico di Uncsaal – e rappresenta un documento fondamentale per fornire alle aziende linee guida chiare per un tema sempre più emergente quale quello della sostenibilità. Di fronte ad un tema così ampio l’involucro dell’edificio gioca un ruolo molto importante e complesso; la scelta è stata dunque quella di predisporre un documento fortemente orientato a dare supporto al costruttore di serramenti e facciate nel rispondere in modo adeguato a quanto gli viene chiesto sempre più spesso circa il contenuto di riciclato dei materiali e prodotti che utilizza per realizzare l’involucro degli edifici».
Per quanto riguarda la Asserzione ambientale autodichiarata che deve essere predisposta dal fabbricante in base alla norma Uni En Iso 14021, questa deve contenere obbligatoriamente: il nome del fabbricante; l’indirizzo dell’unità produttiva in cui viene fabbricato il prodotto oggetto dell’Asserzione ambientale autodichiarata; l’identificazione anche attraverso il nome commerciale del prodotto oggetto dell’Asserzione Ambientale Autodichiarata; l’indicazione del contenuto del materiale pre-consumer; l’indicazione del materiale post-consumer; la data dell’Asserzione ambientale autodichiarata. L’asserzione così compilata è opportuno sia convalidata dall’ente terzo, in questo caso l’Icmq, che verificherà se la stessa sia conforme alla Uni En Iso 14021.
Nel dettaglio è opportuno che sia specificata nel dettaglio con una procedura documentata la modalità per determinare il contenuto di materiale riciclato, includendo: l’identificazione del prodotto oggetto dell’Asserzione ed eventuali criteri per l’accorpamento dei prodotti simili; la descrizione del processo produttivo con identificazione dei flussi di materiali in ingresso, dei processi di lavorazione e delle modalità di registrazione dei parametri di processo rilevanti ai fini della determinazione del contenuto di materiale riciclato; la classificazione dei materiali in ingresso in base all’origine; l’identificazione del periodo temporale a cui fanno riferimento i dati raccolti al fine della predisposizione dell’Asserzione; l’identificazione delle modalità per la raccolta dei dati relativi alla massa di ciascuno dei materiali in ingresso nel periodo di riferimento; le modalità per la determinazione della percentuale di materiale riciclato nelle materie prime; l’identificazione delle strumentazioni utilizzate per la determinazione dei quantitativi di ciascuno dei materiali in ingresso, della relativa incertezza di misura e delle modalità di taratura; identificazione delle modalità di conservazione dei dati e delle relative evidenze di supporto; la gestione delle anomalie e dei reclami.
Interessanti anche le modalità di definizione di materiali in ingresso che devono essere classificati come: rifiuti – facendo riferimento al D.Lgs 152/2006 e successive integrazioni e modifiche; sottoprodotti; materie prime contenenti materiali riciclati; materie prime non contenenti materiali riciclati. Il tutto facendo un bilancio di massa dei materiali in ingresso del processo produttivo, cosa che serve a determinare la percentuale del contenuto di materiale riciclato all’interno del prodotto finito, tenendo conto di perdite eventuali nel processo di lavorazione come quelle dovute agli scarti nelle fasi intermedie a quelle relative alle perdite di massa nei processi relativi allo stampaggio, alla laminazione, all’estrusione e alla trafilatura.
Al fine di evitare bilanci di sostenibilità “ingannevoli” sono stati esclusi dal computo relativo all’utilizzo di materiale riciclato, sia l’acqua, sia i combustibili – come per esempio i Combustibili da rifiuto, gli oli esausti e le farine animali – con l’eccezione per questi ultimi delle ceneri che a fine lavorazione rimangono inglobate all’interno del prodotto. Insomma l’indicazione è chiara. Il materiale riciclato deve rimanere incorporato nel prodotto finito, mentre tutte le altre operazioni virtuose, come il recupero d’energia, d’acqua e l’utilizzo di fonti energetiche che abbattono le emissioni inquinanti e climalteranti, come le rinnovabili, in quanto non “incorporate” nel prodotto, non entrano nella dichiarazione in questione. Si tratta di comportamenti virtuosi questi ultimi che attengono, infatti, ad altri aspetti della sostenibilità aziendale e devono essere contabilizzati in altro modo.


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