Infissi

Il ruolo strategico del 55 per cento

20/01/2014

Con gli incentivi fiscali, il settore degli infissi è quello che ha offerto il contributo più importante del settore abitativo, perché semplice e meno costoso
 
Scritto da Sergio Ferraris – Tekneco



Il ruolo del 55% nel settore dei serramenti è stato strategico negli anni passati poiché ha consentito lo sviluppo di un mercato di qualità, strutturando degli standard energetici incorporati nei prodotti medio alti, il che è stato di grande aiuto alle imprese.
Insomma si è trattato di un vero e proprio atto di politica industriale, al quale la politica e probabilmente la Ragioneria dello Stato non hanno creduto fino in fondo, visto il continuo tira e molla che c’è stato ogni anno per rinnovarlo, cosa che ha provocato non pochi danni alla crescita del settore. Eppure i risultati ci sono stati.
Il 55% è stato utilizzato da 1,4 milioni di famiglie italiane con investimenti per 17 miliardi (2007-2011), più di un punto di Pil, e oltre 50mila posti di lavoro creati ogni anno. E tutto ciò senza contare i benefici sulla bolletta energetica. Il 55%, infatti, già dal primo anno, il 2007, ha fatto risparmiare agli italiani 787 GWh, che sono diventati 1.961 GWh nel 2008, 1.656 GWh nel 2009, per diventare 2.099 nel 2010 e toccare i 2100 nel 2011. Questi 8.603 GWh risparmiati nel periodo tra il 2007 e il 2011 potrebbero aumentare almeno del 20-25% nel 2016 se si desse carattere strutturale agli incentivi del 55%.
E gli infissi in questa azione hanno fatto la parte del leone. Ben il 55% degli interventi ha riguardato gli infissi, contro il 28% delle caldaie a condensazione, il 12% del solare termico, il 3% delle pompe di calore e l’1% di strutture opache verticali e orizzontali. Il successo degli infissi, che non rappresentano l’intervento più efficiente dal punto di vista energetico, è dovuto a diversi fattori. Il primo è rappresentato dalla facilità dell’intervento e dal fatto che molte famiglie hanno “approfittato” degli incentivi per cambiare un infisso già al limite del fine vita.
La seconda questione è rappresentata dal fatto che, essendo in Italia la proprietà immobiliare molto frammentata, e le regole dei condomini molto complesse sul fronte degli interventi sulle parti comuni al punto di renderli in molti casi impossibili, questo scenario ha favorito gli infissi, intervento per definizione “autonomo” e per il quale non sono necessarie autorizzazioni. Ha giocato un ruolo essenziale anche il fatto che si tratti di un intervento semplice e non “aggressivo” rispetto all’immobile che può essere utilizzato durante il montaggio; poco costoso in relazione ad altre tipologie di lavori per l’efficientemento; offre una ragionevole certezza dei risultati energetici che è consolidata presso l’opinione pubblica.
Tra il 2007 e il 2010 il 55% ha prodotto un giro d’affari aggiuntivo per il settore dell’edilizia di circa 11 miliardi, che hanno prodotto “mancate” entrate dirette, però spalmate negli anni in cui è suddivisa la detrazione, per sei miliardi, ai quali si devono aggiungere i 2,3 miliardi di Iva e circa altrettanti di imposte sui redditi, tutti incassati in breve tempo.
Secondo L’Enea se a ciò si aggiunge anche il maggiore gettito contributivo, legato alla maggiore produzione sia connesso all’emersione del “nero” che non è possibile svolgere in questo caso pena la perdita della detrazione, si arriva a una sostanziale parità tra “perdite” da parte dell’Erario e maggiori introiti fiscali. Si tratta della classica operazione che gli anglosassoni chiamano win win, e tutto ciò ragionando solo ed esclusivamente in termini contabili. Non entrano in questo calcolo, infatti, alcune questioni importanti come i benefici al sistema Paese, le mancate emissioni climalteranti e inquinanti, nonché la diminuzione della bolletta energetica, che è all’84% frutto d’importazioni.
Il ruolo dei serramenti in questo quadro è stato importante. Nel periodo in oggetto, secondo l’Uncsaal, il settore ha fatturato quattro miliardi di euro, con 840 milioni di gettiti Iva e 330 di gettito per reddito d’impresa e, grazie a queste incentivazioni, gli investimenti tra il 2006 e il 2011 in manutenzione straordinaria degli immobili residenziali sono aumentati del 15%, in netta controtendenza con il quadro generale dell’edilizia che ha visto nello stesso periodo un crollo del 12%. Insomma, le famiglie hanno continuato a investire in efficienza e gli incentivi sono diventati un prerequisito strutturale del settore dei serramenti. Mano a mano che il provvedimento si consolidava, infatti, sono aumentati gli investimenti.
Nel 2007 l’incentivo del 55% ha riguardato il 17% della domanda, nel 2011 il 27% mentre nel 2012 si è arrivati al 33% del segmento dei serramenti metallici. Per quanto riguarda il futuro il mercato potenziale esiste. Il differenziale tra lo sviluppo dell’efficienza in Italia e resto d’Europa nel settore abitativo, stimato dall’Enea in diminuzione dei consumi energetici, è stato, nel decennio scorso, di circa l’8,3% – con un’inversione di tendenza negli ultimi anni – parecchi punti percentuali al di sotto di Francia, Germania e Inghilterra e comunque della media dell’Europa a 27 – compresi quindi i paesi dell’Est – che è stata, nello stesso periodo, del 15,5%, quasi il doppio.
Nel settore del terziario il delta tra noi e l’Europa è stato ancora più alto poiché i consumi sono saliti nello stesso periodo del 3,4% annuo. Traducendo tutto ciò in consumi si può tranquillamente dire che solo allineandosi all’Europa nei due settori si possono risparmiare 2 Mtep per il residenziale e a 3,78 Mtep per il terziario ogni anno: due miliardi l’anno sulla bolletta energetica. Considerando un tempo medio di break even sugli interventi di sette anni, la cifra a disposizione per gli interventi d’efficientamento sarebbe quindi di 14 miliardi di Euro, con un tasso di ritorno dell’investimento del doppio rispetto ai Btp ventennali, senza contare i benefici per il Paese e il fatto che alcuni interventi d’efficientamento edilizio, come quelli sull’isolamento, hanno una durata, e quindi un rendimento, che va ben oltre i venti anni.
L’efficienza quindi si può configurare come un vero e proprio Bot energetico in grado di proteggere in maniera attiva l’investimento e con un ritorno dell’investimento in crescita, visto che il prezzo dell’energia è destinato a salire. Il problema quindi ora è quello d’innescare questi processi in un momento nel quale la liquidità delle famiglie per gli interventi è scarsa e il sistema creditizio di sicuro non aiuta. Una soluzione potrebbe essere quella dell’ecoprestito per l’efficienza energetica, proposto da Finco e inserito da Enea nella proposta del 55% Plus elaborata oltre un anno fa e accantonata dal Governo Monti.
L’ente erogatore potrebbe essere la Cassa Depositi e Prestiti, mentre il meccanismo di riscossione potrebbe essere quello delle Esco. In pratica si pagherebbe l’intervento con il delta monetario tra il prima e il dopo intervento, fino a esaurimento dei costi. In questa maniera si riuscirebbe a finanziare gli interventi sull’efficienza, con le sufficienti garanzie e senza esborsi aggiuntivi da parte delle famiglie. Per ora nulla di tutto ciò è stato fatto, anzi, con l’equiparazione della detrazione fiscale per l’efficienza e quella per la ristrutturazione degli immobili, portandole entrambe al 50% si sono tarpate le ali, per ora, agli interventi virtuosi sul piano energetico.
 


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