La parola agli esperti

L’importanza della riqualificazione

10/01/2014

Giuliano Dall'O'

Professore associato di fisica tecnica ambientale al Politecnico di Milano, Direttore di SACERT e Presidente del SC1 del Comitato Termotecnico Italiano.

"Progettare e realizzare edifici nuovi efficienti al limite dell’autosufficienza non è particolarmente difficile se si trascurano gli aspetti economici sui quali si potrebbe fare qualche riflessione. Se si vogliono raggiungere gli obiettivi nazionali e internazionali fissati dai vari protocolli e dalle varie convenzioni, tuttavia, non ci si può dimenticare del patrimonio edilizio esistente.

Le qualità energetiche ed ambientali di un edificio esistente possono essere migliorate attraverso interventi di riqualificazione che possono riguardare gli impianti, l’involucro o entrambi. Le prestazioni energetiche di un edificio esistente sono molto più basse se confrontate quelle di un edificio nuovo realizzato anche secondo le attuali regole. Ne sono testimonianza le prime certificazioni energetiche fatte in Regione Lombardia, che hanno dimostrato come la grande maggioranza degli edifici esistenti, oltre l’80% del patrimonio, si sia classificato all’ultima classe della scala lombarda, la G, con un fabbisogno di energia primaria superiore a 180 kWh/m2 anno. Tanto se si pensa che i nuovi edifici costruiti secondo le regole approvare in Regione Lombardia ottengono una classe compresa tra la A e la B con un fabbisogno inferiore a 40÷50 kWh/m2 anno. E non stiamo parlando di edifici con prestazioni energetiche spinte ma di edifici normali di nuova generazione.

Il gap tra edifici nuovi ed edifici esistenti diventa ancora più grande se si pensa che l’introduzione della certificazione energetica ha incentivato i costruttori a proporre sul mercato edifici almeno di classe A, con un fabbisogno di energia primaria, sempre per la Lombardia, inferiore a 29 kWh/m2 anno. Un nuovo edificio esistente di qualità media, quindi, consuma per il solo riscaldamento invernale ben sei volte di più rispetto a un nuovo edificio esistente di classe A.
Questa grande differenza preoccupa molto, è logico, il settore immobiliare ed in particolare la proprietà. Il mercato comincia già a chiedere edifici efficienti ed è probabile che se non ora, sicuramente tra qualche anno gli edifici poco efficienti saranno penalizzati dal punto di vista economico. La soluzione al problema è quella di trasformare questa criticità in opportunità, avviando per tempo una politica di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare. Migliorare le prestazioni energetiche di un edificio si può ma soprattutto conviene. Si può in quanto esistono tutte le tecnologie per farlo ed esistono le competenze.

L’ultimo censimento ISTAT, quello del 2001, ci informa che in Italia esistono complessivamente 11.226.000 edifici realizzati nelle diverse epoche storiche. Più dell’80% del patrimonio è stato realizzato prima che fosse applicata la legge 19/91, quella sull’efficienza energetica che imponeva delle regole minime da rispettare relativamente alle prestazioni energetiche. Questi edifici hanno con buona probabilità una prestazione energetica media che li classificherebbe, secondo i parametri della Regione Lombardia, nella classe G. Il 22,5% degli edifici den nostro patrimonio è ritenuto dagli stessi proprietari in condizioni di manutenzione pessime o mediocri. Si tratta di edifici nei quali è necessario intervenire con lavori di riqualificazione che convenientemente potrebbero migliorare le prestazioni energetiche. La differenza di costo tra il rifacimento di un intonaco fatiscente e l’applicazione di un isolamento a cappotto che riduce notevolmente le dispersioni è relativa dal momento che alcune spese fisse, come ad esempio quella dell’approntamento del cantiere o del ponteggio, sarebbero comunque da affrontare. Interessante è il dato che considera la ripartizione del patrimonio edilizio in funzione del numero degli appartamenti per edificio, dato che ci informa sulla dimensione degli edifici ma soprattutto su quell’indicatore geometrico che influisce e non poco sulla prestazione energetica: il rapporto S/V tra superficie disperdente dell’involucro e volume lordo riscaldato. Sempre dal Censimento emerge che il 55% del patrimonio è costituito da edifici con un numero di appartamenti compreso tra 1 e 4. Edifici piccoli e, a parità di volume, molto più disperdenti nei quali gli interventi di riqualificazione energetica consentono di ottenere riduzioni notevoli della bolletta energetica. Per gli edifici monofamiliare, in particolare, la quantità di calore dispersa attraverso la copertura è notevole, compresa tra il 40 e il 45%.

A partire dall’inizio del 2012 sarà necessario indicare nei cartelli commerciali delle agenzie immobiliari anche la classe energetica dell’edificio. Questa “operazione trasparenza”, recepita in attuazione della Direttiva 31/2010 contribuirà certamente a promuovere un concetto forse non considerato dai più: che la conoscenza della qualità energetica di un edificio rappresenta il primo passo per avviare in modo concreto una riqualificazione possibile e conveniente.
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